GIARDINO
PRIVATO
Il giardino
privato nasce più tardi rispetto a quello
imperiale. Sebbene le prime documentazioni storiche
ne facciano risalire l’origine all’epoca
Han
(3),
esso acquisì un carattere “tipicamente
cinese” durante il lungo periodo di instabilità
politica sopravvenuta dopo la caduta degli Han,
quando usavano ritirarsi a vita privata un gran numero
di amministratori pubblici.
L’amore per la conversazione conviviale su argomenti
letterari e filosofici spingeva spesso questi funzionari
intellettuali a ricercare un ideale di vita appartata,
in luoghi naturali suggestivi, lontani dagli sconvolgimenti
dell’epoca. (4)
La natura in cui trovavano rifugio era luogo di ispirazione
costante e favoriva atteggiamenti di contemplazione,
riflessi anche nella loro produzione pittorica, sempre
più interessata a ritrarre il paesaggio, anzi,
a celebrarne i valori salienti e dunque a distinguere
diverse categorie estetiche.
Per il ruolo ed i costumi a cui era avvezza questa classe
di funzionari, spesso ricchi ed ora “disoccupati”,
raramente li faceva propendere a una scelta di vita
eremitica. Assai più spesso essi desideravano
portare la natura in città in modo da non privarsi
degli agi e delle possibilità conviviali offerte
dal contesto urbano.
Durante le brevi fasi dinastiche Jin
(265-420) e Wei
(386-534) (5)
i mandarini usavano realizzare i loro giardini sul retro
dei quartieri residenziali, munendoli di colline e di
laghetti artificiali in mezzo ai quali collocavano dei
padiglioni da cui si potevano godere le viste migliori.
Tra i più celebri giardini di quest’epoca
si ricordano quelli realizzati a Luoyang: il Giardino
Orientale di Xiang, il Giardino della Foresta Lussureggiante
e il Giardino di Zhang Lun.
Questi uomini misero a frutto la loro sensibilità
per realizzare un personale paradiso privato, un luogo
di delizia in cui isolarsi e da cui trarre ispirazione.
In sostanza creavano delle oasi che replicavano in miniatura
i vagheggiati paesaggi naturali: monti, fiumi, laghi,
cascate. La pittura da loro coltivata aveva già
trasfigurato la natura, l’avevano ritratta in
base a categorie poetiche raffinate. Queste ben presto
dovevano assumere precisi connotati tipologici, adatti
all’applicazione nel progetto dei giardini privati,
che finivano in tal modo per manifestare un carattere
essenzialmente paesaggistico.
Con ogni probabilità anche la magnificenza dei
parchi imperiali era fonte di ispirazione. In particolare
per il modo in cui tra le figure della natura venivano
ambientati i manufatti dell’architettura, che
si richiamavano a templi, padiglioni e palazzi immersi
nel paesaggio, come segni umani in perfetta armonia
con l’ambiente naturale.
Con la dinastia
Sui (581-618) e soprattutto la successiva
Tang, l’arte
dei giardini si andò sempre più perfezionando
secondo le regole già fissate. Anzi, i giardini
erano il luogo in cui si concretizzava la raffinata
poesia classica cinese. Non a caso uno dei più
celebri giardini del tempo fu realizzato dal grande
poeta Wang Wei, che sfruttò una ambientazione
naturale privilegiata apportandovi solo minimi interventi.
L’autore poi significava i luoghi attraverso versi
poetici adatti a favorire l’ispirazione (tra gli
altri il “Lago della Melodia”, i “Salici
Ondeggianti” e un “Ostello dell’Albicocco
Squisito”).
Lo sviluppo
economico e demografico dell’epoca Song sfociò
in una proliferazione di giardini all’interno
delle aree urbane. Diverse città erano addirittura
accerchiate da una cintura di giardini sorti intorno
alle zone residenziali. Ciò era particolarmente
vero per la capitale Kaifeng (Song Settentrionali) e
soprattutto per Luoyang, dove pare che vi fossero oltre
mille giardini privati, diversi dei quali piuttosto
importanti. (6)
Con l’inizio
delle invasioni barbariche e lo spostamento a sud della
corte imperiale (Song Meridionali), prevalse il ruolo
di città come Hangzhou (la nuova capitale) e
soprattutto la vicina Souzhou, poste in zone particolarmente
ricche di acqua.
Fu in quest’area che si consolidarono le caratteristiche
più autentiche del giardino classico cinese.
Sia nei particolari costruttivi (per esempio, il linguaggio
delle rocce e dell’acqua), sia nei concetti (per
esempio, quello dell’inclusione del paesaggio
circostante nello spazio reale del giardino, attraverso
le cosiddette “vedute mutuate” e “giustapposte”),
l’arte dei giardini doveva riflettere l’altissimo
livello culturale raggiunto dalla civiltà cinese.
In particolare l’imitazione della natura toccava
quasi la perfezione, ma ogni elemento e ogni gesto era
frutto di una sofisticata riflessione intellettuale.
Poi vi fu
l’intervallo della dominazione mongola che interessò
l’intero Paese per un secolo, passato il quale,
però, il giardino privato cinese era destinato
a vivere una seconda età dell’oro. Tra
il XIV e il XIX secolo infatti, durante le ultime due
dinastie imperiali (Ming e Qing), furono realizzati
giardini ovunque in gran numero e talvolta con alti
standard qualitativi. (7)
A Pechino, la nuova e ormai definitiva capitale, oltre
ai parchi imperiali furono realizzati molti giardini
privati importanti. Oggi ne restano pochi purtroppo,
i più celebri sono quelli del principe Gong,
quello di Liu Yong, il Ke Yuan e il giardino di Nuo
Tong.
Ma è soprattutto nelle città del sud che
continuò la raffinata tradizione ormai consolidata.
All’epoca era celebre Yangzhou, città molto
ricca per la posizione strategica sul punto di connessione
tra il Gran Canale (che arrivava fino a Pechino sull’asse
Nord-Sud) e il Fiume Azzurro (Yangtze) che attraversava
l’intera Cina da Ovest a Est. Qui molti ricchi
mercanti andarono a gara nel creare fastosi giardini,
sfruttando i pregi dell’ambiente naturale, ricco
di foreste e di specchi d’acqua. Furono realizzati
anche giardini pubblici in gran numero, alcuni dei quali
rinomati: il Giardino dell’Incantevole Primavera,
il Giardino dell’Est, il Giardino del Sud, il
Giardino dei Bambù Nani, il Giardino Ombroso,
il Giardino Rotondo e il Giardino dello Scudiero Wang.
Più a sud, oltre lo Yangtze sorge Souzhou, una
prosperosa città di pianura, favorita dal clima
mite e ricca di canali, non lontana dal Tai Hu, il grande
lago da cui si estraevano le tanto desiderate rocce
dalle forme più insolite. Scelta da un gran numero
di mandarini ritiratisi dalla politica e da poeti e
artisti, Souzhou ha sviluppato al massimo grado la tradizione
del giardino privato, dettandone le regole ininterrottamente
per molti secoli.
Questi giardini, sorgono sul retro delle residenze e
sono completamente chiusi dentro alte mura, tra le quali
mettono in scena un microcosmo di straordinaria complessità
dove ogni elemento, vegetale, architettonico, lapideo
e ambientale, si fonde mirabilmente in un insieme unitario.
Anche se non molto estesi, ci si può perdere
dentro per ore in questi giardini, passeggiando o sostando
ad ammirare visioni molteplici e spesso profondamente
suggestive. In effetti si tratta di “apparati
scenici” articolati su una pianta libera, informale,
e costituiti da una serie di “stanze” e
passaggi: un piacevole "labirinto" da cui
non si vorrebbe mai uscire.
Tra gli oltre cento giardini ospitati in città
alcuni dei più noti sono: il giardino del Maestro
delle Reti (Wang Shi Yuan), il giardino dell’Umile
Amministratore (Zhuozheng Yuan), il giardino del Boschetto
dei Leoni (Shizi Lin Yuan), il giardino dell’Onda
Ascendente (Cang Lang Ting) e il Giardino della Tarda
Fioritura (Liu Yuan).
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