LE
PIANTE DEL NATALE
Sono diverse le piante tradizionalmente associate al Natale.
Ciò deriva per lo più da un tipico processo
di assimilazione nei riguardi di antichi riti pagani.
Nella gestione del loro impero, i Romani avevano spesso adottato
la buona regola di integrare le religioni dei popoli sottomessi,
piuttosto che tentare di annullarle, rischiando di suscitare
altrimenti resistenze difficilmente controllabili. Gli dei
"nemici" erano cosi', per quanto possibile, assimilati
a quelli romani, ricevendone un certo grado di riconoscimento
e la licenza di pratica rituale da parte delle culture sottoposte
al loro dominio.
Un simile processo di "redenzione" delle credenze
religiose arcaiche, spesso caratterizzate dal culto magico
(o cosmico) della Natura, ha interessato anche varie specie
vegetali. Si può anzi rilevare che le prime religioni
tendevano a elaborare una sorta di teologia panica (da Pan
- il dio del Tutto, secondo gli antichi Greci) che spiritualizzava
i fenomeni naturali più o meno rilevanti. Anzi, in
certe culture (lo scorgiamo per esempio ancora oggi nei kami
della tradizione shintoista giapponese, ma anche - magari
solo a livello di superstizione - nella maggior parte delle
nostre tradizioni popolari locali) questi stessi fenomeni
potevano addirittura essere somatizzati, ovvero personificati
in figure dotate di specifici poteri magici.
Ci soffermeremo
qui su tre piante simboliche antiche, tralasciando altre che
si sono imposte più recentemente, soprattutto per effetto
di iniziative commerciali. Pur se in qualche caso, come per
la comune Stella di Natale o Poinsezia (Euphorbia
pulcherrima), arbusto semideciduo di origine esotica,
vi si possono ravvisare alcuni dei caratteri su cui poggia
il simbolismo delle piante natalizie tradizionali: l'Abete,
il Vischio e l'Agrifoglio.
L'Abete rosso (Picea
abies) è una delle principali piante natalizie.
Il ruolo le deriva certamente anche dalla sua particolare
forma (piramidale, regolare e ascendente), dalle notevoli
dimensioni e dal fatto di essere sempreverde. Tutte caratteristiche
che ne fanno un ideale "albero cosmico", una evidente
espressione della manifestazione divina.
L'Albero in se costituisce comunque un imponente fattore
simbolico, presente quasi in ogni civiltà fin dai testi
più antichi. Un efficace esempio è contenuto
nella Bibbia, dove nella Genesi si cita il cosiddetto Albero
della Vita, piantato al centro dell'Eden (il Paradiso Terrestre).
Varie fonti hanno identificato l'Albero della Vita con Cristo,
o come il simbolo vivente di Dio che sta nel centro del Paradiso
vero e proprio.
E' molto immediata nel caso dell'Abete la sua forza ascendente
"dalla Terra verso il Cielo" (dovuta alla forma
piramidale regolare e al tronco dritto, ben definito rispetto
ai rami) e la sua "eternità" (connessa all'apparente
immutabilità stagionale). Queste caratteristiche ne
fanno una ideale colonna cosmica, che "sostiene l'universo"
e lega la natura umana a quella divina, compartecipando di
entrambe, proprio come Gesù nato come uomo, dalla Terra,
per redimere e innalzare gli uomini al Cielo.
La decorazione dell'Abete, nel suo ruolo di "Albero
di Natale", in particolare per mezzo di lampadine illuminate
e comunque attraverso orpelli brillanti ("che emanano
luce"), ha la funzione di esprimere visivamente la Luce
emanata dal Cielo e dispensata all'umanità.
Altra pianta associata al Natale è il Vischio
(Viscum album), già celebrata in epoca precristiana
dai druidi, i sacerdoti-maghi dei Celti. Essi raccoglievano
il Vischio, che consideravano pianta sacra (con la Quercia
- Quercus petraea, la comune Rovere - la più
sacra tra le piante), augurale simbolo di immortalità
e di rigenerazione.
Per i druidi il Vischio era un segno inviato dal
Cielo che decretava estremamente sacra la Quercia su cui cresceva...
forse anche per effetto della rarità con cui si verifica
tale tipo di associazione.
Comunque la raccolta del Vischio, tagliato dal sacerdote
con un coltello d'oro, era una cerimonia assai elaborata,
da compiersi solo in determinati periodi, ed era considerato
dono preziosissimo, capace di "guarire da ogni male"
chi lo avesse assunto.
Di fatto il Vischio è una pianta parassita (non solo
della Quercia), anch'essa sempreverde, e colpisce l'immaginazione
in quel suo "nascere" dai rami di un albero completamente
spoglio, apparentemente morto, specie se immerso in un paesaggio
invernale ricoperto di neve. Sembrava davvero una pianta che
"non toccava la Terra" e non nasceva da essa, ma
discendeva direttamente dal Cielo.
Cosi', sublimato attraverso la civiltà romana, il
Vischio è entrato nella simbologia cristiana come segno
dell'incarnazione, come Cristo disceso dal Cielo, nato tra
gli uomini. E il legno dell'albero su cui è spuntato,
allora, prefigura il legno della croce, simbolo di redenzione
e di rigenerazione nella vita eterna, appunto.
Altra pianta natalizia è l'Agrifoglio
(Ilex aquifolium),
anch'essa sempreverde. Sia il verde intenso marginato di giallo
oro delle foglie che, in particolare, le sue bacche rosse
spiccano tra i colori grigi dell'inverno. Anzi, in questo
caso è il frutto rosso a rappresentare ancora una volta
la nascita di un dio bambino tra gli uomini. Un dio che porta
già in se, nel colore rosso delle bacche, il segno
paradossale del sangue redentore.
L'uso dei rametti di Agrifoglio nelle decorazioni natalizie
ne ribadisce il ruolo di pianta beneaugurante. E, come dice
A. Cattabiani (1), "Se la nostra
mente riesce a percepire quel che è celato dall'oggetto
simbolico, ottiene un'esperienza spirituale sovramondana autentica,
un contatto ontologico con l'archetipo", ovvero con ciò
da cui il simbolo promana. E, citando Pavel Florenskij (2),
il grande mistico e filosofo russo, che cosi' affermava parlando
di icone: "L'oggetto simbolico traboccherà (allora)
di linfa vitale, diventando un'onda propagatrice (...) della
realtà spirituale che rappresenta: sicché le
energie divine si comunicheranno al nostro cuore offrendogli
i benefici che gli sono necessari."
1. Alfredo Cattabiani, CALENDARIO, Rusconi
2. Pavel Florenskij, LE PORTE REGALI, Adelphi
g.z.
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