LA
FUNZIONE ESTETICO-PSICOLOGICA
Quasi sempre le piante sono in grado di migliorare l'aspetto
del territorio. Esse sono il modo più immediato di introdurre
il fattore naturale nell'ambiente umano.
Il giardino, nella storia della sua evoluzione stilistica,
è sempre stato il tentativo di antropizzare la natura
attraverso vari artifici formali; il punto é sempre
quello di intervenire e controllare la casualità imponendo
un ordine ad elementi naturali "docili" come le
piante. Un ordine riconoscibile e misurabile, affine all'architettura
edificata e in grado con essa di costituire un ambiente completo,
circoscritto e dominabile.
Ciò si ottiene in vari modi, in primo luogo: con la scelta
e la disposizione delle specie vegetali (per esempio allineando
un certo tipo di albero a costituire un viale, in modo da
segnare visivamente un asse geometrico, oppure organizzando
una sinfonia di colori nelle fioriture di una macchia arbustiva
apparentemente spontanea, e via di seguito), o creando effetti
architettonici attraverso la conformazione seriale di certe
specie vegetali (tale è il criterio delle siepi, per esempio),
o addirittura modificando il portamento naturale di determinate
specie in base a modelli scultorei (la cosiddetta ars topiaria,
applicata in particolare nei giardini rinascimentali italiani
e in quelli barocchi francesi).
Ma anche a prescindere dalle ideologie estetiche storicamente
succedutesi, l'impiego delle piante in termini formali è sempre
stato presente nella tradizione popolare. Insomma, anche dove
non viene messa in questione una riflessione filosofica sul
rapporto uomo-natura, non cambiano tuttavia i modi attraverso
cui si interviene sulla natura, che restano pur sempre, come
abbiamo visto: la selezione (delle specie), la disposizione
(sul territorio), la conformazione (del portamento).
Ecco allora che le piante vengono "semplicemente"
usate per evidenziare una bella veduta (spesso un paesaggio
naturale o qualche architettura di valore), oppure, al contrario,
per escludere la visione di un'area degradata (sia essa costituita
da edificazioni scadenti o di pura valenza funzionale, o da
interventi umani di sfruttamento/depauperamento del territorio).
Anche una strada urbana di bassa qualità edilizia può essere
sostanzialmente modificata dalla presenza di un viale alberato.
Così come la presenza di un piccolo parco può arricchire la
qualità di un quartiere degradato, e portare nella città il
succedersi dei cicli naturali attraverso la percezione delle
stagioni.
Tutto ciò ha evidenti benefici psicologici sull'uomo. Anzi,
è possibile affermare che la funzione estetica è intimamente
legata a quella psicologica.
Basterebbe anche solo accennare all'effetto dei colori sulla
psiche, in particolare il colore verde; dati sperimentali
confermano che esso abbassa il livello di stress, che ha effetto
rilassante e riposante sull'organismo. Così come il rosso
eccita, il rosa impigrisce e indebolisce, l'azzurro è energetico,
e così via.
Ma i benefici psicologici delle piante vanno ben oltre: basti
pensare al ruolo sociale che rivestono i parchi urbani, eccellenti
luoghi di aggregazione umana, in quanto territorio privilegiato
di svariate attività ricreative, non solo sportive.
In generale un contesto vegetale ben organizzato influisce
sulla psiche sia a livello individuale (rilassando e favorendo
l'introspezione), sia a livello interpersonale (fornendo l'ambiente
adatto alla socializzazione). Andare verso la natura significa
tornare all'origine, a noi stessi, e ciò avviene a livello
biologico, prima ancora e oltre che a livello simbolico.
g.z.
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