IL CLIMA E LE PIANTE


                                                        Il clima, così come il suolo, è uno dei fattori fondamentali di determinazione delle specie botaniche in relazione al territorio. Ma si tratta di    

                                                        una relazione biunivoca, perché il clima stesso è influenzato dai vasti sistemi vegetali naturali (si pensi al ruolo della foresta pluviale

                                                        amazzonica, per citare il caso più celebre).


                                                        Il tempo atmosferico naturalmente ha a che fare con il clima, ma mentre il primo è caratterizzato da una certa variabilità, il secondo è

                                                        sostanzialmente stabile. La meteorologia infatti è la scienza che studia l'evoluzione del tempo atmosferico nel breve periodo. Si potrebbe

                                                        dire che essa sta al clima come la cronaca giornalistica sta alla Storia. Ciò significa che per cogliere un ritratto verosimile del clima, non

                                                        basta seguire le previsioni del tempo: bisogna "allontanarsi" nello spazio, realizzare uno sguardo assai ampio, capace di registrare i grandi

                                                        cicli climatici, magari anche oltre quelli più evidenti delle stagioni.


                                                        Nelle vicende del clima poco importa che si abbia per esempio un'estate eccezionalmente piovosa o un inverno particolarmente secco.        

                                                        Il clima infatti è caratterizzato da un certo equilibrio di fondo, da una ricorrenza caratteristica dei fenomeni meteorici sul lungo periodo.


                                                        Questa stabilità è determinante per lo sviluppo delle specie e costituisce uno dei presupposti chiave dell'evoluzione biologica.


                                                        Paradossalmente infatti il clima si può interpretare meglio studiando le relative caratteristiche delle specie botaniche, piuttosto che

                                                        seguendo le sintesi meteorologiche.



E' opportuno dire che l'altitudine (la quota rispetto al livello del mare) e la latitudine (la distanza dall'equatore) sono i fattori climatici determinanti. Ma naturalmente i componenti sono molteplici (basti citare la vicinanza al mare, o in particolare le correnti oceaniche, o la piovosità media, o la circolazione dei venti dominanti) e il clima è variamente influenzato dalla complessità dei modi in cui ogni componente si collega agli altri.


Da questa prospettiva è possibile evidenziare il legame che sussiste tra il clima e il territorio. In altre parole, si può realizzare una carta climatica del territorio, che come ogni altra carta geografica, può assumere funzioni di guida nel suo specifico campo di applicazione. Nel nostro caso, per esempio, può indicarci quali piante è opportuno selezionare e quali altre escludere per una data localizzazione. Esistono vari tipi di carte climatiche del territorio italiano, redatte secondo diverse prospettive. Di seguito ne consideriamo alcune.


Dal punto di vista delle categorie climatologiche a grande scala che interessano il continente europeo, in Italia si riscontrano due climi di base:


- quello mediterraneo, caratterizzato da una certa aridità estiva (piovosità media annuale non superiore a 900 millimetri) e da temperature medie annuali comprese tra i 14°C e i 18°C, dove la vegetazione di riferimento è composta da latifoglie sempreverdi come olivi (Olea europaea), lecci (Quercus ilex) e agrumi (genere Citrus);


- e quello medio-europeo, caratterizzato da precipitazioni abbastanza uniformi nel corso dell'anno (piovosità media annuale fino a 1500 millimetri) e da temperature medie annuali comprese fra 9°C e 13°C, dove la vegetazione di riferimento è costituita da latifoglie a foglia caduca come le varie querce cerro (Quercus cerris), farnia (Q. robur), roverella ( Q. pubescens) e rovere (Q. petraea), i castagni (Castanea sativa) e i faggi (Fagus sylvestris).

I Principali Tipi Forestali














Dal punto di vista altimetrico, invece, il territorio italiano (caratterizzato com'è noto da significativi sistemi montuosi, estesi da est a ovest - le Alpi - e da nord a sud - gli Appennini) si può suddividere in diverse fasce climatiche:


- Dal livello del mare a 300 metri si estende la fascia mediterranea secca, interessata da specie come gli agrumi e le palme nane (Chamaerops humilis);


- Da 300 metri a 600 metri si estende la fascia mediterranea media, nella quale sono diffusi l'olivo (Olea europaea), il pino domestico (Pinus pinea), la quercia da sughero (Quercus suber);


- Da 600 metri a 800 metri si estende la fascia collinare, dominata dalle querce (rovere, farnia e roverella), dal castagno e dall'acero campestre (Acer campestre), e più a sud dal leccio;


- Da 800 metri a 1200 metri si estende la fascia montana, interessata da varie specie, come l'acero montano (Acer pseudoplatanus), il carpino (Carpinus betulus), il frassino (Fraxinus excelsior), il faggio e gli abeti bianchi (Abies alba) e rossi (Picea abies / P. excelsa);


- Da 1200 metri a 1800 metri si estende la fascia prealpina (o subalpina), caratterizzata ancora dall'abete rosso, da vari pini come il silvestre (Pinus sylvestris), il mugo (Pinus mugo) e il cembro (Pinus cembra), dal larice (Larix decidua / L. europaea) e dal ginepro (Juniperus communis);


- Da 1800 metri a 2400 metri si estende la fascia alpina, nella quale la vegetazione tende a essere per la maggior parte composta da specie erbacee, con aree poste in zone più protette interessate ancora dal larice, dal cembro e da altri pini a portamento prostrato, soprattutto il mugo;


- Oltre i 2400 metri si estende la fascia glaciale (o nivale), dove si riscontra la totale assenza di specie arboree e la presenza di associazioni vegetali composte prevalentemente da muschi e licheni.


Le prime due fasce si riferiscono per lo più alle regioni meridionali, incluse le isole, e influenzano la cintura costiera del mar Tirreno (fino a comprendere la Liguria), interessano inoltre alcune ridotte enclave intorno ai grandi laghi prealpini (aree insubriche). Le ultime due fasce invece riguardano quasi esclusivamente l'arco alpino.


Tuttavia, data la complessità orografica (conformazione fisica altimetrica), l'estensione nord-sud e una serie di altre specificità, alla fine è preferibile suddividere il territorio italiano in sei fasce climatiche di rilevanza botanica (zone fitoclimatiche). In queste zone è possibile osservare una vegetazione-tipo, cioè, un'associazione di specie vegetali spontanee che ricorrono con costanza su quella specifica area. Il nome stesso delle zone si richiama più o meno vagamente alla specie di riferimento:



















    Fagetum - Si tratta di una fascia che interessa sostanzialmente il territorio montuoso compreso fra le Prealpi e le Alpi lungo tutto il perimetro della pianura Padana e si spinge a sud lungo gli Appennini restringendosi sempre più al diminuire della latitudine, fino a interessare solo le cime (monti della Sila, Pollino) nell'estremo lembo meridionale; questa fascia va generalmente dalle altitudini di 800-900 metri fino ai 1500 metri nell'Italia settentrionale, mentre nelle regioni meridionali arriva fino al limite della vegetazione arborea. Botanicamente questa zona è caratterizzata dai boschi di faggi e carpini, spesso misti agli abeti;


     Picetum - E' la fascia montana, quasi esclusivamente alpina, che si estende tra i 1400-1500 metri e i 2000 metri di altitudine. Dal punto di vista botanico questa zona è caratterizzata dai boschi di conifere, non solo abeti, ma anche larici e pini;


     Alpinetum - Rappresenta la fascia alpina estrema, compresa tra i 1700 metri e il limite della vegetazione arborea (che varia dai 1800 metri ai 2200 metri). Si tratta di una zona comunque caratterizzata da una vegetazione arborea piuttosto rada, costituita perlopiù da larici e da alcuni tipi di pino, che verso l'alto assumono portamento essenzialmente prostrato (Pinus mugo).

Conifere

Lecceta

Querceto

Faggeta

Lauretum caldo

Fagetum

Lauretum freddo

Picetum

Castanetum

Alpinutum

Lauretum caldo - Costituisce la fascia dal livello del mare fino a circa 300 metri di altitudine, sostanzialmente lungo le coste delle regioni meridionali (fino al basso Lazio sul versante tirrenico e fino al Gargano su quello adriatico), incluse Sicilia e Sardegna. Questa zona è botanicamente caratterizzata dalla cosiddetta macchia mediterranea, ed è un habitat del tutto favorevole alla coltivazione degli agrumi;


 Lauretum freddo - Si tratta di una fascia intermedia, tra il Lauretum caldo e le zone montuose appenniniche più interne, nelle regioni meridionali già citate; ma questa fascia si spinge anche più a nord lungo le coste della penisola (abbracciando l'intero Tirreno e il mar Ligure a occidente e spingendosi fino alle Marche sull'Adriatico) interessando il territorio dal livello del mare fino ai 700-800 metri di altitudine sull'Appennino; inoltre si riferisce ad alcune ridotte aree influenzate dal clima dei grandi bacini lacustri prealpini (soprattutto il lago di Garda). Dal punto di vista botanico questa zona è fortemente caratterizzata dalla coltivazione dell'olivo ed è l'habitat tipico del leccio;


 Castanetum - Riguarda sostanzialmente l'intera pianura Padana incluse le fasce prealpine e si spinge a sud lungo l'Appennino, restringendosi sempre più verso le estreme regioni meridionali; a parte la superficie planiziale che si spinge fino al livello del mare lungo la costa dell'alto Adriatico (dalla Romagna all'Istria), questa fascia è generalmente compresa tra le altitudini di 300-400 metri e 900 metri nell'Italia settentrionale (ché la quota aumenta progressivamente verso sud col diminuire della latitudine). Questa zona dal punto di vista botanico è compresa tra le aree adatte alla coltivazione della vite (Vitis vinifera) e quelle adatte al castagno; è l'habitat ottimale delle latifoglie decidue, in particolare delle querce;

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