PIANTE E INQUINAMENTO DOMESTICO
Una delle forme più subdole e dannose di inquinamento è quello che ristagna tra le pareti domestiche. L'aria che respiriamo in
casa, in particolare d'inverno quando i serramenti sono tenuti chiusi, è spesso più velenosa di quella che troviamo nelle vie
della città. Ciò anche in considerazione del fatto che passiamo più tempo all'interno degli edifici, piuttosto che all'esterno.
Inoltre il miglioramento dei sistemi di isolamento termico, messi a punto in funzione del risparmio energetico, tende a rendere
le abitazioni come delle casse stagne, dove non può entrare ne uscire niente.
Molti malanni di rilevanza sociale hanno origine negli ambienti in cui usiamo trascorrere il nostro tempo. Diverse affezioni,
acute o croniche, negli ultimi vent'anni sono state associate alla cosiddetta "sindrome da edificio malato" (Sick Building
Syndrome), una delle principali nuove malattie portate dallo stile di vita moderno, che implica pesanti problemi socio-sanitari
ed economici. In Germania è stato calcolato che un terzo delle malattie ha origine ambientale. E analoghi risultati sono stati
evidenziati negli Stati Uniti, dove le autorità sanitarie hanno definito l'inquinamento domestico come uno dei primi fattori di
pericolo per la salute pubblica. Moltissimi sono gli allarmi lanciati dalla cronaca: per esempio, alcuni quotidiani italiani
recentemente riportavano che ormai l'11% dei bambini soffrirebbero di forme asmatiche. (1)
Le sostanze inquinanti più pericolose sono quelle che agiscono a livello cellulare: principalmente quelle cancerogene,
allergogene (che causano allergie), aeropatogene (contenenti virus e batteri) e quelle che provocano malformazioni fetali.
Le fonti di inquinamento domestico sono molteplici, a cominciare dai fumi e dai residui gassosi incombusti delle cotture, dai
solventi chimici contenuti nei prodotti per la pulizia e nelle vernici sintetiche, dalle resine contenute nei pannelli truciolari dei
mobili e dei rivestimenti e in vari materiali da costruzione, dai vapori e condense umide che ristagnano sulle superfici più
fredde (soprattutto in edifici imprigionati dentro gli intonaci plastici), fino ai fumi di tabacco.
I prodotti per la pulizia sono solventi che contengono composti spesso assai nocivi, i cui familiari nomi comuni (candeggina, anticalcare, trielina, ecc) nascondono la loro effettiva pericolosità. E il bianco candido dei tessuti è solo un "trucco", in quanto si risolve per lo più nell'espediente di ottenere una migliore riflessione della luce, dato che così meglio si nasconde lo sporco, comunque persistente sotto. Analogamente dicasi per gli insetticidi, che non fanno certo male solo alle zanzare, anzi, essendo le stesse più sensibili, in certi casi hanno il tempo di scappare, loro...
La lista completa dei veleni domestici sarebbe lunga alcune centinaia di voci, ma detto in breve, tra i fumi e gas incombusti ricordiamo: ossido di carbonio, anidride solforosa (particolarmente nociva in ambienti umidi, dove tende a reagire chimicamente trasformandosi in anidride solforica e talvolta persino in acido solforico), anidride carbonica, biossido di azoto.
Tra le varie polveri, solventi e resine, ricordiamo le particelle aeree di: benzene, formaldeide, cloro, fluoro, metalli, fibre minerali (amianto, lane di vetro, lane di roccia), insetticidi, fungicidi, detersivi e disinfettanti vari.
Gran parte dei protagonisti di quest'ultimo gruppo sono altrettanti veleni a lento rilascio, che continuano la loro opera demolitrice per anni, spesso in modo inavvertibile seppure non meno letale.
Da considerare anche i fattori nocivi di natura fisica, in particolare tutti quei materiali sintetici, assai diffusi nei fabbricati edilizi, negli elementi di arredamento, nei corredi e nell'abbigliamento. Tali materiali, oltre ad immettere nell'aria una gran quantità di sostanze chimiche volatili, producono cariche elettrostatiche che condensano la polvere e le sostanze sopra citate.
Un analogo ruolo assume l'aria condizionata, che spesso costituisce nei suoi filtri un ricettacolo di batteri, e determina un impoverimento della qualità dell'aria combinata alla concentrazione di polveri e sostanze tossiche (è verificato che gli effetti combinati di sostanze nocive moltiplica di parecchie volte il potenziale dannoso di ogni singolo componente).
Arieggiare spesso gli ambienti diventa perciò una funzione vitale, in mancanza di una legislazione efficace nel controllare la fabbricazione e l'uso di materiali non naturali, ovvero, non eco-compatibili.
Ma anche le piante da interno possono assumere un ruolo significativo nella lotta all'inquinamento domestico.
Non dobbiamo dimenticare che la produzione dell'ossigeno, così come la purificazione dell'aria sull'intero pianeta, avviene quasi esclusivamente tramite le normali funzioni biologiche del mondo vegetale. Le piante infatti compiono un processo inverso rispetto a quello degli organismi appartenenti al regno animale, i cui polmoni assorbono ossigeno ed emettono anidride carbonica. Così un pianeta drasticamente impoverito di piante, consumerebbe rapidamente tutto l'ossigeno e si riempirebbe di gas tossico che sarebbe fatale alla sopravvivenza degli animali e dell'uomo.
Al di là dell'ossigenazione, però si è visto che le piante in misura diversa possono anche assorbire e scomporre
varie sostanze nocive.
Nel corso delle sperimentazioni condotte in funzione dei loro programmi scientifici, i ricercatori dell'Ente
spaziale americano (Nasa) hanno verificato che anche in un ambiente chiuso la presenza di piante è in grado di
provvedere alla depurazione dell'aria con notevole efficacia.
Per capire come ciò accade dobbiamo brevemente considerare quelle che sono le principali funzioni biologiche
delle piante:
- la fotosintesi clorofilliana, per cui viene assorbita anidride carbonica ed immesso ossigeno nell'aria, che è
appunto un processo inverso alla respirazione caratteristica dell'uomo e di tutto il regno animale;
- la traspirazione (un fattore molto utile anche per umidificare gli ambienti resi troppo secchi dall'uso di impianti
di condizionamento e riscaldamento);
- l'emissione e l'assimilazione di varie sostanze chimiche.
Se i vantaggi dell'assorbimento di anidride carbonica sono di per sè evidenti (basti pensare tra l'altro alla
riduzione dell'effetto serra che ne deriva), vale certo la pena soffermarsi sulla traspirazione.
E' stato notato che tale processo, in quanto crea una differenza termica (l'emissione di vapore acqueo in effetti è
una liberazione di calore), genera un piccolo ma sensibile moto di convezione nell'aria presente intorno alla
pianta. Tale fenomeno ha un ruolo significativo negli strati interni della giungla tropicale, dove altrimenti l'aria
sarebbe per lo più immobile. Anzi, le specie presenti in detto ecosistema, al fine di sopravvivere in un ambiente caratterizzato dalla scarsità di luce, hanno sviluppato anche un processo di fotosintesi accelerato.
Ne consegue che le piante usate all'interno delle nostre case (proprio all'ecosistema tropicale appartiene la gran parte delle specie che usiamo come piante da interno) presentano un'insieme di caratteristiche particolarmente adatte all'opera di bonifica ambientale. Infatti il fenomeno di convezione facilita il movimento e la rimozione delle sostanze tossiche da parte delle piante stesse, sia assorbendole attraverso gli stomi presenti sulle foglie, sia spostandole verso la rizosfera, dove i microbi del terreno provvedono a demolirle e a trasformarle in composti utili al loro nutrimento e a quello delle piante (fissazione dell'azoto).
Al di là del fattore convettivo comunque è noto che anche le sostanze assorbite direttamente dalle foglie vengono trasportate fino alle radici e al terreno attraverso i tessuti interni delle piante.
Tutte queste sostanze che per noi sono nocive, ovviamente risultano utili ad altre entità quali appunto i microbi presenti nella rizosfera, che vengono specificamente selezionati dai meccanismi evolutivi della Natura proprio in funzione degli elementi nutritivi disponibili. Ne consegue che nel terriccio contenuto nei vasi delle nostre piante, viene a costituirsi un sistema biologico equilibrato, del tutto adatto ad eliminare proprio le sostanze nocive presenti in quegli specifici ambienti domestici. Tutto ciò è tanto più vero in quanto i microbi sono organismi molto adattabili e possono rapidamente adeguarsi alle condizioni ambientali che riscontrano, mantenendo di fatto un prezioso equilibrio naturale.
All'inizio degli anni Ottanta, durante le ricerche in previsione di una futura base lunare permanente, la Nasa verificò la sconfortante presenza di alcune centinaia di sostanze tossiche all'interno della sua stazione orbitante Skylab. Replicando quelle condizioni in un lungo ciclo sperimentale basato a Terra, i ricercatori dell'Ente spaziale hanno poi effettivamente riscontrato che le normali piante che usiamo per arredare i nostri interni domestici erano in grado di eliminare tutte quelle sostanze. (2)
La Nasa, anzi, in seguito costruì una cellula abitativa realistica (la cosiddetta "biocasa") caratterizzata da un limitato consumo energetico e da un estremo livello di isolamento rispetto all'atmosfera esterna, ma impiegando volutamente nella costruzione materiali affatto sintetici e dunque nocivi. Chiunque vi entrasse infatti manifestava rapidamente i tipici effetti della "sindrome da edificio malato" (in particolare, irritazioni alle mucose e difficoltà respiratorie).
Tutti questi effetti cessarono completamente una volta che in quell'ambiente vi furono sistemate le piante. Anzi, a coronamento delle sperimentazioni, una persona abitò permanentemente la "biocasa" per diversi mesi senza dichiarare alcun problema.
A riprova della velocità con cui a livello microbico si ricreano gli equilibri biologici della rizosfera, si è riscontrato che le piante erano di grado di cominciare a depurare un ambiente nell'arco di una giornata. Si è anche verificato che tale capacità disinquinante migliorava sensibilmente col passare del tempo. Inoltre si è visto che vi era una certa diversità nell'efficienza tra una specie e l'altra, nel senso che ogni tipo di pianta si è dimostrata più o meno efficace nella rimozione delle diverse sostanze tossiche considerate (il testo di Wolverton già citato ne da' ampio riscontro, riportando i dati relativi a cinquanta specie vegetali attentamente studiate). (2)
Non solo le piante provvedono a eliminare le sostanze nocive, ma ne emettono anche di utili. Queste sono praticamente delle sostanze antiparassitarie naturali (essenze fitochimiche), preposte a mantenere la salute delle piante stesse. Poiché di fatto ciò significa eliminare spore e batteri, è evidente che le essenze fitochimiche hanno anche loro un ruolo nel miglioramento delle condizioni ambientali (in stanze condizionate dalla presenza delle piante, si è constatato un abbattimento anche superiore al 50% della quantità totale di spore e batteri, rispetto ai medesimi ambienti privi di piante).
In fin dei conti, dunque, non è sbagliato affermare che una stanza non adatta alle piante non è nemmeno adatta agli uomini.
Zuliani Vivai Piante
Via Palazzina 2, Verona 37134
Tel: +39 045 505128 Fax: +39 045 501865
copyright (c) 2002-2025 All rights reserved.